Trattamento dell’epicondilite detta anche gomito del tennista

Trattamento dell'epicondilite detta anche gomito del tennista

Cosa è l’epicondilite detta anche gomito del tennista

Introduzione e sintomatologia

L’epicondilite laterale nota come il gomito del tennista è la patologia più frequente a carico dell’articolazione del gomito.
Colpisce generalmente pazienti di età compresa tra i 30 ed i 60 anni. L’origine non è quasi mai traumatica. Il disturbo è per lo più causato dalla ripetizione di gesti, in attività lavorative o sportive, che determinano una lenta degenerazione del tendine. Portare pesi, versare il caffè, alzare la cornetta del telefono, stringersi la mano sono gesti semplici che possono risultare molto dolorosi. Il dolore può anche essere irradiato al secondo, terzo e quarto dito.
I fisiologici processi riparativi sono inibiti dalle continue contrazioni muscolari, con conseguente degenerazione del tendine e comparsa di dolore. Senza trattamento la lesione può progredire per mesi o per anni: è la cosidetta infiammazione autriperpetuantesi (self-perpetuating infiammation).
Nel 90% dei casi la lesione è localizzata a livello dell’entesi dei tendini (estensore radiale breve +++), dei tendini o del corpo dei muscoli estensori del carpo.
Il test di estensione isometrica del polso è positivo.

Trattamento

I risultati delle cure sono migliori negli stadi acuti e richiedono tempo nei casi cronici, comprendono: la terapia medica sistemica e localizzatamezzi fisici (laser, onde d’urto, ipertermia, tecarterapia, crio-ultrasuoni), la cinesiterapia e la chiropratica e nei casi resistenti al trattamento conservativo l’intervento chirurgico che prevede: la rimozione chirurgica del tessuto tendineo degenerato e delle possibili calcificazioni preservando contemporaneamente l’inserzione del tessuto normale, parzialmente necessario nelle forme croniche e recalcitranti a qualsiasi trattamento della patologia.

Terapia infiltrativa con Ossigeno-Ozono

L’importante valenza sociale di questa condizione, legata alla sua frequenza, alla eziologia ed al potere invalidante giustificano i notevoli sforzi volti alla ricerca di soluzioni terapeutiche quanto più efficaci, rapide e definitive; per questo motivo da anni si è sviluppato nell’epicondilite l’uso dell’Ossigeno-Ozono Medicale. Gli autori hanno riferito, nonostante la complessità della patologia, di risultati positivi (70%) anche a distanza dal trattamento. La terapia con Ozono è scevra da complicanze maggiori (il paziente può lamentare senso di pesantezza e gonfiore locale per circa 30 min.), prevede un ciclo di infiltrazioni. Nei casi più complessi l’assenza totale di interazioni consente l’associazione del trattamento con altre terapie fisiche o farmacologiche.
Il paziente può comodamente posizionarsi seduto, con l’arto superiore in appoggio, con l’avambraccio flesso a 90° ed intraruotato. L’infiltrazione è praticata in prossimità dell’epicondilo con una miscela di Ossigeno-Ozono (previa localizzazione paratendinea della zona di elettiva dolenzia e dolorabilità). Per ogni seduta vengono inoltre praticate 4 iniezioni da 3 ml l’una per un totale di 12 ml, lungo il decorso dei tendini estensori; il numero delle sedute è variabile da un minimo di 6 ad un massimo di 10. 

Terapia infiltrativa steroidea

Con l’infiltrazione di farmaci steroidei si elimina l’infiammazione e si ottiene la guarigione in un terzo dei casi. Il vantaggio è che ha effetto immediato sul dolore e sulla funzionalità dell’arto; lo svantaggio è che, una volta iniziata la terapia con il farmaco steroideo, se il paziente per caso non guarisce, la lesione si cronicizza e svaniscono le possibilità di guarigione spontanea.
È assolutamente necessario che il paziente rispetti per una settimana il riposo, prima di iniziare gradualmente tutte le attività della vita quotidiana. Si esegue un controllo dopo dieci giorni dalla prima infiltrazione: se i test resistiti sono ancora dolorosi, sarà necessaria un’altra infiltrazione, evitando movimenti forzati del braccio per una settimana ancora.
In due terzi dei casi ci si deve aspettare una ricaduta, dovuta molto probabilmente a un insufficiente riposo dopo l’infiltrazione o le infiltrazioni, o all’eccessiva degenerazione del tendine. In questi casi è meglio passare a un trattamento con soluzione glucosata ipertonica, che però agisce più lentamente (proloterapia).
1- International Journal of Ozone Therapy 8: 150-152, 2009

2- INFILTRAZIONI ARTICOLARI ED EXTRARTICOLARI-TECNICHE – Libro di Testo, Autore Giuseppe Ridulfo – 2016